È capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di dimenticare di assumere un farmaco all’ora prescritta dal medico o di sospendere addirittura la terapia prima del tempo indicato perché i sintomi erano spariti.
Spesso si sente dire: “Ho saltato una pillola, pazienza! Tanto mi sento già meglio, è inutile continuare a prendere le medicine”.
Un atteggiamento del genere non arreca grossi danni quando si parla di malesseri passeggeri, come un raffreddore o una sindrome influenzale, ma nel caso di malattie croniche può mettere a serio rischio tutto il percorso di cura.
La terapia, infatti, perde di efficacia se non viene assunta con puntualità e precisione e più è seria la patologia, maggiori sono i rischi a cui il paziente va incontro.
Una corretta aderenza alla terapia comporta un significativo miglioramento della qualità della vita del paziente, significa infatti minor rischio di ospedalizzazione, minori complicanze associate alla malattia, maggiore sicurezza ed efficacia dei trattamenti e riduzione dei costi per le terapie.
Al contrario la scarsa aderenza alle prescrizioni del medico è la principale causa di non efficacia delle terapie farmacologiche ed è associata a un aumento degli interventi di assistenza sanitaria, della morbilità e della mortalità, costituendo un danno sia per i pazienti, sia per il sistema sanitario e per la società.
Nella generalità dei casi si parla di paziente “aderente” al trattamento se assume almeno l’80% delle dosi di farmaco previste dallo schema terapeutico, “parzialmente aderente” se ne assume dal 20% all’80% e “non aderente” se ne assume meno del 20%.